2020/04/30
Il primo mese interamente elettrico. Ma c’è poco da festeggiare
Normalmente il primo mese in cui tutti i miei viaggi sono stati fatti con un’auto elettrica, senza consumare un goccio di benzina, sarebbe un evento da festeggiare. Ma quando ho comprato ELSA, la mia piccola elettrica, non immaginavo che questo traguardo di indipendenza dal motore a scoppio sarebbe arrivato come conseguenza di una pandemia.
Il lockdown che sta coinvolgendo mezzo pianeta è stato in vigore anche in Svizzera: non c’è mai stata una vera e propria proibizione formale a circolare, ma la chiusura di tutti i negozi e luoghi di ristoro e l’annullamento di tutti i miei lavori da svolgere in pubblico ha di fatto praticamente eliminato la necessità di usare l’auto. In tutto il mese ho percorso 135 chilometri, principalmente per andare a fare la spesa e per un paio di riprese in esterna per la Radiotelevisione Svizzera.
La situazione tragicamente anomala ha effetto anche sulle automobili: usandole pochissimo, quelle a pistoni tendono a finire con la batteria ausiliaria a terra. Per la mia auto a benzina (una Opel Mokka) ho acquistato un mantenitore di carica e periodicamente la sposto in garage per evitare che i pneumatici, stando sempre nella stessa posizione, assumano una deformazione permanente. Presumo che milioni di automobilisti siano nelle mie stesse condizioni.
L’auto elettrica in teoria è più adatta per questo genere di lunga pausa d’utilizzo, visto che la batteria ausiliaria (quella a 12 V) rimane sempre alimentata (e quindi viene ricaricata) dalla batteria primaria (quella di trazione), ma bisogna comunque fare attenzione al cosiddetto vampire discharge, ossia alla scarica graduale della batteria primaria, perché l’elettronica di bordo comunque consuma anche quando l’auto è ferma e può produrre uno scaricamento progressivo dopo alcuni giorni.
Le Tesla, per esempio, hanno una “modalità ibernazione”, simile a quella dei computer, per cui riducono al minimo il consumo, ma questa modalità va impostata manualmente dal conducente e comporta un tempo di riavvio più lungo.
ELSA non ha queste finezze, e infatti il poco uso ha prodotto una parziale scarica della batteria ausiliaria (che consente al computerino di bordo di avviarsi e far partire il resto dei sistemi di bordo). Risultato: quando ho provato ad avviarla, non raggiungeva lo stato di “Ready”. Il livello basso della batteria ausiliaria era chiaramente rilevabile dalla luce fioca dei fanali (che sono alimentati da questa batteria).
Girare la chiave d’accensione (l’equivalente elettrico di “accendere il motore”) non ha prodotto alcun effetto immediato. Ma ho risolto il problema collegando l’auto al cavo di carica della batteria primaria: è partita subito. Per sicurezza ho messo sotto carica ELSA anche alla colonnina gratuita del centro commerciale (foto qui sopra), e tutto è andato a posto. ELSA prosegue così la sua marcia verso i dieci anni di vita operativa con la sua batteria originale e senza alcuna sostituzione di parti eccetto il filtro del condizionatore e la spazzola del tergicristalli.
Refuso "ho acquistato un manitenitore di carica" :-)
RispondiEliminaPer il resto... speriamo di averle viste tutte no?!? Parlo della pandemia!
Refuso sistemato, grazie!
EliminaE speriamo davvero.
Non ho capito bene l'ultimo paragrafo. La batteria secondaria era scarica ed è bastato mettere in carica l'auto (Ma ho risolto il problema collegando l’auto al cavo di carica della batteria primaria) per farla caricare? Quindi ELSA non mantiene costantemente in carica la batteria secondaria? O era scarica anche la primaria?
RispondiEliminaLa batteria secondaria (quella a 12 V, uguale a quella delle auto a pistoni) era parzialmente scarica e sì, non appena ho collegato l'auto al cavo di carica della batteria primaria l'auto si è avviata senza problemi.
RispondiEliminaO era una magagna temporanea del software, oppure deduco che ELSA non tiene in carica la batteria a 12V se l'auto non è "accesa".